La riforma psichiatrica a Torino fu promossa fin dalle fasi iniziali da un insieme di movimenti e di associazioni che assunsero le caratteristiche di iniziative partite dal basso a differenza dell'esperienza basagliana contraddistinta da un forte personalismo e eterodiretta. Le istituzioni sanitarie, politiche, amministrative e universitarie torinesi furono tutte contro questo movimento nel suo insieme, mentre un grande appoggio venne dalla stampa, dai quattro giornali torinesi del tempo. Crosignani traccia un paragone tra le iniziative nel manicomio di Gorizia, promosse da Franco Basaglia e quelle del manicomio di via Giulio a Torino e ne sottolinea le differenze fondamentali. Tra queste, la forte preoccupazione di Basaglia di diffondere nel Paese, in modo attivo, il movimento di riforma psichiatrica e soprattutto a Torino, città modello per esperimenti politici e sociali. Crosignani tracia un quadro molto vivido di quelle esperienze torinesi e i contatti con la realtà di Gorizia e i rapporti con Basaglia e Jervis illustrandone gli aspetti positivi. Con altrettanta pacatezza e obbiettività ricorda le ombre del personaggio Basaglia e del suo movimento.
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